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20 IN A ROW: IL PROGETTO STEAMPUNK DI DAGON

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“Altas Hazewalker e Dagon Karvinskij sono i più grandi eroi di Nebulae Calig. Eppure, le loro storie non verranno mai raccontate. Istituirò un ricordo.” . Così viene introdotto il progetto Dagon_HW, nato dalla fantasia di un cantautore steampunk. Questa sorta di epica dei tempi nostri è ambientata nell’ucronia di Nebulae Calig, termine tratto da due vocaboli latini che significano entrambi “nebbia”: la nebbia di un mondo sconosciuto, unita a quella del vapore e dello smog che caratterizzano le ambientazioni steampunk. La località è Tukanka; la sigla “D.U.” significa “Dopo l’Unificazione” di Nebulae Calig, che ovviamente vide anche un concordato sul calendario da impiegare. Dagon, eroe della storia e nome d’arte del creatore di questo mondo, è nato a Steamset nel 1609 D.U., ma è cresciuto a Tukanka.

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iRose: quando il cuore alza la voce

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iRose: quando il cuore alza la voce. Quello degli iRose è un pop rock dal sapore romantico. La band romana ha pubblicato l’album omonimo, contenente dieci brani. Essi sono eseguiti dalla voce di Paolo Borgi, dalla chitarra di Riccardo De Angelis, dal basso di Gabriele Persi e dalla batteria di Fabio Latini. 

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PIERDAVIDE CARONE “Nanì e altri racconti…”

pierdAVIDE CARONE SUONI DEL SILENZIO

PIERDAVIDE CARONE “Nanì e altri racconti…”(Sony Music) Stando in meditazione realizzi un motivo d’orgoglio che può durare per una Vita s’essa è disciplinata all’aperto, in previsione di un sentimento, un modo sempre migliore per scoprirsi ad accertare il Tempo nell’incolumità di chi ti sta vicino. Ad alzata di mano, una crisi è in corso d’opera, e percepire la fonte dei perché equivale ad una verità per tutti quelli che non hanno il biglietto da visita per temere tutti e nessuno.

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99 POSSE “Curre curre guagliò”

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99 POSSE “Curre curre guagliò” (BMG)
Ridondanza di uscite chimeriche, da un Destino patriarcale rappato con la trasparenza di un’ironia che non sa più a quale santo votarsi. Una massa di scoglionamenti punita relegandola ad una panoramica estremizzata non per proprio volere fra indelebili segni migratori lasciati sulla pelle dei soliti ignoti, col senso del dovere influenzato da uno stato di palese autoreferenzialità occupato da tenebre dittatoriali.

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