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SUONI DAL MONDO...UN VIAGGIO TRA I DISCHI E LE PRIME DICHIARAZIONI DEGLI ARTISTI A RIGUARDO

Scritto da Antonio Di Lena. Pubblicato in Suoni dal mondo

suoni dal mondoTUCANO "Stranormale"(Autoproduzione)                                                                                                                                                                                                                                                                      «La mia paura più grande è ammalarmi di normalità. Adattare i miei sogni, il mio stile di vita, abbandonare le mie idee per scendere a compromessi con il mondo è la cosa che più mi spaventa». È da questa urgenza di Tucano che nasce l’Ep “Stranormale”, breve raccolta di quelle che il rapper romano definisce «cose per me normali ma strane agli occhi degli altri».  Il progetto nasce dalla necessità esasperare l’inadeguatezza quotidiana che l’artista si sente di provare da sempre, mostrando i pregi e i difetti di un’esistenza vissuta verso l’esagerazione in fuga dalla calma.  Il producer Hey Max, compagno di banco alle elementari dell’artista, ritrovato quasi per caso a un concerto di Primo Brown, ha collaborato al progetto ricordando gusti, passioni e interessi dell’amico di scuola, caratterizzandolo con atmosfere elettroniche ben distinte tra loro che interpretano i diversi sentimenti.

Tutto il progetto è stato realizzato durante la quarantena all’interno dei confini di Fidene, il quartiere di Tucano, missato da Niro (produttore dei Sierra Romana (XFactor2020), e masterizzato da Squarta (Cor Veleno) presso il Rugbeats studio.

 GIUSIPRE  "Ci Pensa il   Vento”  (Autoproduzione)
“Ci pensa il vento” è il terzo singolo estratto dall’EP di GiusiPre “Canzoni indigeste”, pubblicato ad ottobre 2020. Il brano, fortemente influenzato da sonorità anni ’90, rivela il lato malinconico della cantautrice: il testo è  intriso di una scrittura più intima e affronta i temi del ricordo e del tempo che passa, oscillando tra malinconia e realismo, tra bisogno di amore e orgoglio. Le immagini evocate dall’autrice restano sospese in un’atmosfera musicale eterea e sognante, dove la voce di GiusiPre risuona triste e malinconica, con il piano e la chitarra che si intrecciano e compongono il vero tappeto sonoro, cullando con cura chi ascolta. Il singolo autoprodotto, ha visto la collaborazione per la composizione e gli arrangiamenti, del polistrumentista Daniele Giuili e del produttore e fonico Nicola D’Amati, con registrazione e post-produzione presso il Merlo Studio di Roma (2020). La masterizzazione è di Eugenio Vatta. L’EP “Canzoni indigeste” è un viaggio tra le passioni musicali dell’autrice: si spazia dalle suggestioni anni ’80 al punk e al post-punk, fino a toccare il trip hop anni ’90, misurando e rielaborando il tutto con uno spruzzo di contemporaneità. 
YSÈ  “Re e regine  (Des Erreurs)” (San Luca Sound)
Un brano rappresentativo del groove contaminato dell’artista che usa tre lingue, inglese, francese ed italiano, fondendole in un linguaggio unico. “Re e Regine (des erreurs)”, ovvero “Re e Regine degli errori” attraverso l’uso di tre lingue diverse, parla di una battaglia che oggi accomuna e unisce tutti noi, Re e Regine degli errori, ossia quella contro il virus e la pandemia che tanto ci sta provando. La melodia trasporta sin dalle prime note in un’atmosfera cupa, dove l’unica fonte di luce è “la lumière dans la rue” che illumina gli orrori causati dalla guerra, definita nel testo come invisibile, “invisible third war”, nonché lo stato di emergenza in cui il mondo sta vivendo da ormai molti mesi. I Re e le Regine sono vittime e ugualmente carnefici, stanchi e circondati da una polvere che faticano a spazzare via, e che loro stessi potrebbero aver creato. Tuttavia, consapevoli non solo degli errori, ma anche della loro forza, avanzano e lottano per mano, uniti, “pour une autre chance”. Ysé lancia nel brano un messaggio ben preciso a chi ascolta: “Every cloud has a silver lining”, non tutto il male viene per nuocere.   
GENTILE "Solo Musica" (Autoproduzione)
Una ballad pop rock con venature blues, ispirata ad un episodio della vita personale dell’artista. «“Solo musica”  è una ballata  pop/rock, scritta tra le mura di un ospedale mentre accudivo mio padre subito dopo un intervento importante, un momento mistico nel  quale ho riflettuto sul senso della vita  e i  valori  per me  più importanti …come la famiglia.»  L’artista ha voluto narrare questo racconto attraverso sonorità che vanno dal brit-pop al blues-rock conservando un’atmosfera orchestrale e contemporanea. Il brano è stato registrato negli studi Flowerstudioitaly con la collaborazione di Saverio De Bellis e Antonio Colangelo.
ABAN "Come un Clan" (Sud est records)
Una coerenza da rivendicare, un’invettiva contro chi ha tradito il suono della strada, dimenticando le proprie origini. Il singolo preannuncia l’uscita, a gennaio, del suo prossimo album “Rap inferno”  “Come un Clan” è un vero e proprio «messaggio alla scena», un testo tanto diretto quanto duro, che vuole rivendicare un senso di appartenenza chiaro e imprescindibile, espresso senza possibilità di incomprensione dal verso «underground non si fa, underground si è». Aban torna con un singolo che parla della scena attuale e lancia il proprio monito. «Questo brano nasce dall’esigenza di riuscire a comunicare quello che è stata la scena del rap italiano autentico. Come vuole il suo significato d’origine lontano da accezioni erroneamente negative, il concetto di Clan rappresenta l’unione di sangue, l'unione tra persone accomunate da una territorialità o da una linea di pensiero che le rende simili e che le porta a lottare per gli stessi ideali. Nel rap italiano, oggi, questo ideale si sta sgretolando. Il Clan è stata la forza di una musica che legava le persone che ne facevano parte. Più ci si aggregava insieme verso un obiettivo comune, più si era forti. Come essere umani, prima di tutto» Aban. 
BOUVET “Hopper” (Rusty Records)
Il contrasto tra una melodia leggera e la tematica introspettiva si conferma una peculiarità della produzione del giovane artista Questo brano rappresenta il punto d’incontro fra il pop moderno e la tradizione cantautorale italiana. Chitarra acustica, basso, batteria e synth sono il cuore musicale di un brano che propone una melodia leggera dal testo forte e riflessivo. «Edward Hopper diceva “non dipingo quello che vedo, ma quello che provo. Se potessi dirlo a parole non ci sarebbe alcun motivo per dipingere”. Ecco, io con questo brano ho tentato di fare lo stesso, se avessi però saputo dipingere, molto probabilmente non ci sarebbe stata alcuna ragione per cantarlo. In una società come quella di oggi credo sia facile restare sopraffatti dalla vita, imprigionati in un’inquieta nostalgia mentre fuori dalla finestra il tempo scorre inevitabilmente, io in “Hopper” non ho fatto altro che descrivere tutto questo, descrivendolo non solo attraverso i miei occhi, ma anche attraverso i miei sentimenti; non solo da spettatore quindi, ma anche da figura integrante» Bouvet .
MARIA “SGUARDO BLU” (Senza Dubbi) 
L’artista già vincitrice della 61° edizione del Festival di Castrocaro, presenta un energico brano pop-rock melodico che descrive l’amore come elemento imprescindibile della vita.“Sguardo blu” di Maria è un inno all’amore in chiave moderna, un brano rivolto a chi, davanti ad una miriade di possibilità, si chiede quale debba essere la strada giusta da intraprendere. Ma l’artista sembra aver già trovato una risposta: «una strada “giusta” non esiste, quello che ci viene fatto passare per giusto è solo uno dei tanti stereotipi da seguire per poter essere un individuo inquadrato all’interno di una società». La giovane cantautrice spiega allora che quello che conta non è percorre la via corretta, ma riempire il proprio viaggio d’amore, in tutte le sue forme: «la cosa importante, quella che rimane, è che il percorso della propria vita, con tutte le delusioni, ribellioni, sofferenze, gioie, non venga vissuto invano per se stessi, ma sia sempre condiviso con chi si ama. Perché solo l’amore indica la strada, quella “giusta”».
DALILA SPAGNOLO "UNIVERSO
E’ disponibile su tutti gli store  “Universo”, l’ultimo singolo di Dalila Spagnolo. Giovane e sensibile Dalila Spagnolo, dopo il brano di sensibilizzazione “You are not alone”, pubblicato nel periodo di lockdown in collaborazione con Cool Club, SEI Festival e Giovane Orchestra del Salento diretta da Claudio Prima, ad agosto pubblica il suo primo singolo in italiano “Giallo Fiore” con il quale si è aggiudicata il secondo posto al Premio Lunezia Sezione Nuove Proposte 2020, concorso nazionale per cantautori che premia il valor musical-letterario delle canzoni. Ora è all’attivo nella produzione del primo disco in lingua italiana: il progetto vuole valorizzare la bellezza di suoni provenienti da diverse parti del mondo, per questo è incentrato su ritmi e atmosfere dal mondo, coinvolgendo musicisti e in particolare percussionisti attivi a livello nazionale. “Giallo Fiore” e “Universo” sono state scritte a distanza di pochissimi giorni, e se nel primo emerge il timore nei confronti di nuove abitudini ed equilibri, il secondo rappresenta una presa di coscienza nei confronti del tempo e dei valori persi che, “grazie” al periodo di isolamento sociale, e la nostra bravissima cantautrice ha  maturato nel desiderio di recuperarli, come l’esperienza di un abbraccio. Il ritornello di “Universo” è un modo alternativo di dire “siamo sulla stessa barca”, un motto di solidarietà, un invito a stringersi la mano nelle difficoltà in quanto stretti insieme nell’Universo. Il messaggio chiave del brano è racchiuso nel videoclip, già disponibile su you-tube. L’umanità si ritrova inerme e impotente davanti all’ignoto di un Universo che si stringe ad affrontare lo stesso nemico sanitario, sociale, economico, nello stesso periodo storico. Nel videoclip  Dalila ha  voluto raccontare la stasi dell’Umanità attraverso il blocco creativo degli artisti che nutrono emotivamente e spiritualmente gli animi del mondo. Sono quattro i protagonisti, quattro artisti e quattro arti differenti: la musica, la pittura, la poesia e la danza.  L'idea-chiave nel videoclip è la citazione a “Il Pensatore”, scultura di Rodin realizzata nel 1902, che incarna la stasi e il risveglio di un Universo che si rialza per spirito di sopravvivenza e voglia di dare senso alla propria esistenza, donando nuova ispirazione.
SETE "LE COSE PIÙ BELLE” (Autoproduzione)
E' in rotazione radiofonica “LE COSE PIÙ BELLE”, il singolo che segna il debutto della cantautrice romana Elisabetta D’Aiuto, in arte SETE. Il brano è disponibile sulle piattaforme di streaming e in digital download. “Le cose più belle” è una conversazione con un’entità divina in cui il soggetto chiede una vita facile, senza difficoltà o problemi, in cui tutto fila liscio. Solo alla fine del brano si evince che proprio i momenti di sofferenza sono la catarsi della crescita interiore per una persona. Il tutto condito da sonorità acustiche ed elettroniche fuse insieme, l’elemento centrale è la chitarra acustica e tutto il resto gira intorno, su un ritmo incalzante. «È da moltissimo tempo che desideravo uscire con un singolo che mi potesse rappresentare come artista. Le cose più belle è un pezzo che non solo ha tanto di me del passato, avendo sempre suonato in giro chitarra e voce, ma mette subito in risalto lo sguardo rivolto al mondo della musica elettronica, del rap e della dance pop.  Quello che è certo è che quando sento la mia musica mi piace anche ballare e vorrei riuscire a far arrivare questo anche a chi mi ascolta», dichiara l’artista a proposito del nuovo singolo. “Le cose più belle” è accompagnato da un videoclip in cui la contrapposizione di due mondi è l’elemento centrale, due facce di una stessa medaglia destinate a ricongiungersi perché l’una non può vivere senza l’altra e viceversa.  Nella prima situazione c’è una persona abbandonata a se stessa in un posto dimenticato che rappresenta la sofferenza. A seguire compare subito la stessa ragazza che invece vive in una bolla di cristallo, alla quale tutto è dovuto. Sarà proprio lei nel corso del video a scegliere di uscire di casa e di andare a cercare la parte di sé che manca. Elisabetta D'Aiuto, in arte SETE, nasce a Roma nel 1991. Inizia a cantare, suonare la chitarra e a scrivere le sue prime canzoni sin da piccola. Dopo il liceo si laurea in canto Jazz al Conservatorio S. Cecilia di Roma e inizia a insegnare canto. Elisabetta ha suonato con varie formazioni e in molti progetti musicali fino al 2019, anno in cui decide di iniziare un progetto solista.  Così nel 2020 nasce SETE e inizia la ricerca di un suo sound, fondendo generi diversi. Un progetto che spazia dal pop alla musica elettronica, al rap. A livello geografico le sonorità non rimangono solo in Italia ma rincorrono anche il pop elettronico americano ed europeo. Così SETE è un nome semplice, che sa di ricerca continua, di coraggio e di vita. È sete di verità. 
Antonio Di Lena
 

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